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La realtà che viviamo è influenzata da come la percepiamo e descriviamo. Tra noi e il mondo esistono dei filtri interpretativi: le parole con cui ci esprimiamo, le orecchie con cui ascoltiamo, i pensieri, l'esperienza di vita, la cultura in cui siamo immersi e l'educazione che, insieme, si trasformano in occhiali a gradazioni varie con cui guardare. E dunque, dove si trova la realtà? Dietro ai miei occhi o oltre il mio sguardo? Uno sguardo privilegiato sulla realtà - con tutte le limitazioni di cui sopra - è quello di chi scrive. Nella sua silloge di racconti l'autore raccoglie il suo personale sguardo sulla realtà. Trentasette volte. Quasi tutti i suoi personaggi sono inquieti, non si accontentano di ciò che hanno e pur essendo costretti, a volte, a una staticità forzata trovano il modo di essere comunque in continuo movimento. Pur nella variazione di generi e temi, il comune denominatore è la speranza. E la sensazione che l'incastro della vita ti porti esattamente quello di cui in quel momento hai bisogno per evolvere. Come nel racconto che dà il titolo alla silloge "Trentasette passi e poi la luna" in cui a una visita svogliata al nonno in casa di riposo segue la riscoperta delle radici, fino all'emozione finale di una bellezza ritrovata nella luce della luna.